Elezioni, e poi?


Portare il Paese ad elezioni anticipate, che siano queste in autunno o in primavera, è una idea sciagurata: in piena fase di ripresa da una crisi senza precedenti dal dopoguerra ad oggi la stabilità (soprattutto economica) dell’Italia, faticosamente riabilitata a suon di duri provvedimenti come la finanziaria appena varata, sarebbe di nuovo compromessa.

Ciò detto, Berlusconi non ha tutti i torti quando spera nelle urne: sa di non voler ripetere in prima persona l’esperienza di Prodi, ogni volta a fare i conti in Aula ma sa anche di non potersi permettere soluzioni “alternative” o “tecniche” come quella proposta oggi da Bersani. Il perché è semplice: nel dicembre del 1994 il suo Governo, eletto dal Popolo, venne sfiduciato dalla Lega. Si trovò una soluzione, il Governo Dini, che doveva appunto essere “tecnica” per poi dare di nuovo la parola ai cittadini. Sappiamo tutti come andò a finire.

Il ragionamento del Cavaliere è dunque lineare: ho ricevuto un forte mandato elettorale e cercherò di portarlo a termine con tutta la buona volontà.

Ma l’iniziativa finiana, più numerosa di quanto pronosticato, ha fatto saltare il banco. Berlusconi potrebbe trovarsi a dover mediare ogni volta con Fini, Casini, Rutelli e Lombardo. Senza contare, ovviamente, la Lega. Nella mente del Cav. si fa largo l’idea che non era questo il volere degli elettori. Se non potrà portare a termine la legislatura con gli equilibri parlamentari che ne hanno caratterizzato l’inizio allora l’unica via è ripresentarsi al Paese, a dispetto della Crisi e di quanto detto all’inizio. Meglio la chiarezza che i tentennamenti. Senza contare che se non si vota subito Fini riuscirà ad organizzarsi, mentre lo scopo di Berlusconi è proprio impedire che un politico di professione come il Presidente della Camera riesca a tessere la sua tela. Guardate cosa è riuscito a fare in pochi giorni!

Ammettiamo dunque che in una qualsiasi delle votazioni tra Settembre e Dicembre il Governo venga messo in minoranza dai finiani, specie se con la richiesta della Fiducia. Berlusconi, sperando nella lealtà della Lega (che d’altro canto non ha ancora ottenuto il Federalismo) andrà da Napolitano per ribadire di non voler accettare un nuovo incarico. Il Capo dello Stato allora si troverà di fronte ad un bivio: sciogliere le Camere o affidare un incarico ad un Governo sostenuto da PD, UDC, FLI e forse IDV. In pratica agli sconfitti delle ultime elezioni. In ogni caso, è il ragionamento di Berlusconi, si creerebbero le condizioni per “cavalcare” l’indignazione popolare.

L’ipotesi del voto è dunque molto più percorribile di quanto si possa credere ascoltando i discorsi dei nostri politici. Pare infatti che il Cav. dedicherà l’intera estate alla pianificazione della “sua” campagna elettorale.

Ma cosa (o meglio, chi) potrei mai votare ad Aprile 2011? Di certo, per incolmabili distanze culturali, nulla che stia a sinistra del PD. Nessuna chance nemmeno per l’IDV a causa soprattutto del comportamento del suo Leader e dei più alti vertici del partito. Discorso simile per il Movimento di Grillo, che ha dichiarato di volersi presentare alle prossime politiche. Non c’è niente da fare, di Grillo non mi fido. Il Partito Democratico di per sé non è votabile perché non sembra offrire proposte concrete per guidare il Paese. E, stando ai dati delle ultime tornate elettorali, non sono l’unico a pensarla così. Casini e il suo “Partito di centro”, eventualmente alleato con Rutelli e Lombardo, sono i fieri discendenti di quella casta politica che ha cannibalizzato il potere in Italia fino al 1994 e questo, unitamente al dimostrato e dimostrabile trasformismo dei suoi protagonisti, mi sembra una motivazione più che valida per cercare altrove. La Lega, di per sé, non è affatto distante da molte delle mie idee ma c’è qualcosa che non torna, qualcosa che mi impedisce di affidare a loro il mio voto: sarà forse l’abissale vuoto tra il Partito e il suo Simbolo, quel Bossi ormai consumato dal tempo e dalla malattia. Il mio voto, insomma, andrebbe ad un apparato politico (rappresentato dalla corrente di Maroni) o ad un centro di “aizzamento popolare” contro Roma Ladrona? Come avrete notato ne restano due. E qui iniziano i dubbi: potranno, vorranno quelli di FLI presentarsi da soli? In caso positivo, e se il loro programma sarà concepito dal “fulcro liberale” composto da quelli di Libertiamo, allora ci sono buone possibilità di orientarsi in quella direzione. Certo però che votare Fini in cerca di Liberalismo suona davvero strano.. Ma se così non fosse, se il neonato gruppo finiano valesse davvero meno del 5% (An valeva poco più del 9% due anni fa), con che faccia andrebbero a chiedere un patto elettorale a Berlusconi? E cosa vedrebbe un elettore, confuso dall’affossamento del Governo per poi corrergli appresso? Mah.. In teoria, comunque, il mio voto sarebbe “prenotato” dal PDL (o da ciò che ne resta). Ma qui Berlusconi deve avere chiara una cosa: eliminato Casini, eliminato Fini, i prossimi eventuali errori sarebbero esclusivamente affar suo. Sarebbe inconcepibile andare a votare PDL con la paura che venga riproposta certa gente ai vertici del neo partito Berlusconiano. Prima di conquistarsi il mio voto servirà dunque una profonda riorganizzazione del partito, un programma davvero coraggioso e liberista, più posti nel Governo per quelli come Antonio Martino e meno potere, molto meno potere ai signori del Socialismo. Dopo la finanziaria appena varata, è tempo di dare al Paese una spinta per ripartire. E’ l’ultima occasione, davvero l’ultima occasione per mettere in atto quella promessa di “nuovo miracolo italiano” che gli elettori della prim’ora attendono impazienti dal 1994.

Appunto, e se Berlusconi, spinto dalla situazione sfuggitagli di mano, decidesse di dare una virata all’esecutivo in senso fortemente liberista senza passare per il voto? Come si comporterebbe la maggioranza dei finiani di fronte a proposte addirittura migliori di quelle contenute nel famoso “programma di Governo”? Sarebbe La soluzione (con la “L” maiuscola) per incenerire le manovre di Palazzo che vogliono, metaforicamente, la sua testa.

Ma, lo sappiamo tutti, sto sognando ad occhi aperti. Iniziamo dunque a cercare la mia tessera elettorale, ben conscio del fatto che il voto nullo resta sempre una scelta percorribile.

[Omnia / Luca Zaccaro]


2 risposte a “Elezioni, e poi?”

  1. Il male minore per il PDL e per Berlusconi è di andare subito al voto.Fini e la sua combriccola si sono venduti per un ritorno alla vecchia politica del consociativismo e non permetteranno alla lega di effettuare la riforma del federalismo.Tornare a votare ad ottobre-novembre,sarebbe di buon auspicio per poi ripartire con un alleato sicuro.

  2. In definitiva credo anche io che andare al voto subito sia meglio: come ho scritto destabilizzerebbe il Paese soprattutto nel quadro economico internazionale, ma andare avanti “come il governo prodi” vuol dire essere ancora più irresponsabili.
    Detto questo, le elezioni a ottobre sono abbastanza improbabili, il governo dovrebbe andare sotto domani (cosa che non avverrà). Molto più probabile la primavera 2011. Per quanto riguarda le alleanze a Berlusconi non so quanto convenga andare da solo con la Lega.. rischierebbe, in molte zone “importanti” una sonora sconfitta. In generale si troverebbe alla pari del carroccio e non con i rapporti di forza attuali..

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