Il Cav e l’età della pensione


Ho letto una interessantissima riflessione di gianni pardo su Affari Italiani riguardante, guarda caso, il futuro di Berlusconi. No, nessuna presunta esclusiva e nessuna “gola profonda” vicinissima al premier. Si tratta, calendario alla mano, di una analisi dell’Era Berlusconiana.
Già il fatto che si parli di “Era” (l’articolo cita l’età di Pericle in Grecia) fa intuire quale sia il centro della riflessione. Di certo Berlusconi è e sarà una delle pagine più importanti della storia dell’Italia unita (Pardo parla di un successo incomparabile). Del passato (e del presente) si dicono cose che in larga parte condivido: si spiega che il successo di Berlusconi è dovuto alla genialità dell’uomo più che alle televisioni e al denaro. e anche sul futuro mi trovo d’accordo con l’autore: nel 2013 Berlusconi avrà 78 anni e, in caso di vittoria, terminerebbe il mandato a 83 anni. Tralasciando la parte in cui si fa notare, in modo assolutamente didascalico, che c’è il rischio che l’Italia si trovi di punti in bianco senza un Premier, il succo del discorso è questo: Berlusconi deve farsi da parte perché sarebbe davvero ridicolo rischiare di perdersi il mondo “senza” Berlusconi. So che sto parlando del mio futuro, e che non dovrei gioire di fronte ai fallimenti del mio Paese, ma (fossi in lui) desidererei davvero vedere all’opera gli “anti” (ma anche i presunti ‘congiurati’). Ma ve li immaginate questi a portare avanti un Paese complicato come l’Italia? Del Cavaliere si può dire davvero di tutto: ha commesso molti errori politici e il suo conflitto di interessi è uno dei problemi più grandi della Seconda Repubblica. Ma, in qualche modo, ha portato il centrodestra (e il Paese) dalla “macchina da guerra” al bipolarismo. Ha tenuto insieme per diciassette anni anime diverse in un’unica casa comune, riuscendo così a fare in modo che la maggioranza del Paese (i moderati di centro-centrodestra) fossero finalmente anche la maggioranza in Parlamento e, se mi è concessa una opinione personale, le defezioni “eccellenti” degli ultimi anni sono da imputarsi in primo luogo all’allontanarsi di una prospettiva da successore. La mia conclusione è purtroppo la stessa di Pardo. Come ho già scritto, Berlusconi dovrebbe farsi da parte in primo luogo per favorire (dopo averlo creato dal nulla) l’evoluzione del centrodestra italiano e in secondo luogo per favorire un ritorno al dialogo che nella situazione odierna non è più possibile ritrovare. Ma purtroppo “chi ha il vizio del successo non può fermarsi”.

PS: a 3 anni esatti dalle ultime elezioni politiche cito, per dovere di cronaca, questo articolo in cui sembrerebbe che Berlusconi abbia dichiarato ad alcuni giornali stranieri di non volersi ricandidare nel 2013 ma di voler indicare Alfano come candidato, rimanendo capolista e “padre nobile” del PDL. Sembrerebbe, appunto.

[Omnia / Luca Zaccaro]


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