Ciao (e, nonostante tutto, grazie)


+++ Dodici Novembre Duemilaundici. Ore Ventuno, Quaratuno Minuti e Trenta Secondi. Silvio Berlusconi si è dimesso dall’incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri. +++

Non è la caduta di un Governo. E’ la fine di un’era.

Silvio lascia perché è stato messo nella impossibilità di continuare il suo operato. Lascia pur sapendo di perdere una leadership, un partito e una coalizione di Governo. Lascia consapevole del fatto che del “suo” PdL, di quello che aveva immaginato nei suoi più “azzurri” sogni come casa di tutti i moderati, non resterà che uno sbiadito ricordo da qui a pochi mesi. Lascia con il cruccio di non aver saputo “costruire” un erede. Lascia ferito, stra-convinto di essere stato tradito dai poteri forti che da anni lo avrebbero messo nel mirino, ma anche e soprattutto dal “vile tradimento” degli amici più stretti, quelli a cui era riuscito a cambiare la vita e che pensava riconoscenti in eterno.

Lascia, fatemelo dire, con le lacrime agli occhi dopo aver visto come lo hanno accolto quelle 150/200 persone fuori da Palazzo Chigi e dal Quirinale. Perché lui, all’acclamazione della “gggente”, ci tiene davvero, da sempre. E sono queste cose a ferirlo. Più di un freddo voto parlamentare.

Se ne va Berlusconi. Certo, non come aveva immaginato di fare non più di tre anni e mezzo fa. Pensava, sperava, di riconsegnare al suo successore un’Italia migliore, più libera e moderna. Non ci è riuscito. Non ci è andato neanche vicino.

La colpa è sua? Certo. Perché quando decidi di fare il Presidente del Consiglio ti devi anche prendere carico di tutte le responsabilità che l’incarico impone. Fallimenti (soprattutto) compresi.

La colpa è SOLO sua? No. Assolutamente no. Spero lo capiscano, in fondo in fondo, quelle persone in festa al Quirinale. Quelle persone che giubilano alla fine di una dittatura (?) non del tutto consci del fatto che da lunedì dovranno versare lacrime e sangue.

Nell’ultimo anno, a partire dall’estate del 2010, ho più volte invocato a gran voce la fine del “Berlusconi IV”. Non aveva tenuto fede alle promesse elettorali e nulla faceva sospettare che il futuro sarebbe stato diverso. Silvio doveva dimettersi poco dopo il voto del 14 Dicembre scorso, dando il là ad un altro Governo di centrodestra allargato a Fini e all’UDC.

Ha scelto di andare avanti. Dando visibilità agli Scilipoti di giornata. Solo per sopravvivere. E questo è stato l’errore fatale. Giocandosi reputazione e credibilità in un sol boccone.

Detto questo, a mio modestissimo parere, a Silvio dobbiamo anche dei grossi “GRAZIE”. Lo dobbiamo ringraziare per aver sconfitto sul nascere la “gioiosa macchina da guerra” di Occhetto, per aver portato anche in Italia l’idea di un sistema Bipolare in cui ci sono due soli schieramenti contrapposti, lo dobbiamo ringraziare per aver reso possibile (anche se non per via costituzionale) l’indicazione delle alleanze e del candidato Premier sulla scheda elettorale. Lo dobbiamo ringraziare per aver tentato, fallendo, di dare vita ad un grande partito unico di centrodestra. Lo dobbiamo ringraziare per mille altre ragioni.

Si tenga in ogni caso presente che oggi, insieme a Berlusconi, cade la Politica intera. Cade la Democrazia. Domani nascerà un Governo che non ha legittimazione popolare. Berlusconi resta intimamente e fermamente contrario a questo scenario perché collide in toto con la sua idea. Ma è stato costretto a fare quello che ha fatto. Ha cercato fino all’ultimo di mettere dei paletti a quello che sarà il Governo Monti. Piaccia o non piaccia Berlusconi mantiene ancora (?) una maggioranza parlamentare almeno al Senato.

Cosa ne sarà di noi? Lo scopriremo solo vivendo. Saranno settimane, mesi difficili. Speriamo almeno che serva a qualcosa e che quando torneremo al voto ci sarà di nuovo tempo per speranze e nuovi orizzonti.

Per il momento, costi quel che costi, io ci tengo a fare una precisazione “a caldo”, sicuro che tra qualche anno sarà pensiero comune:

“Ciao e grazie, Silvio”.

[Omnia / Luca Zaccaro]


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