Eccomi qui, dopo la bellezza di dieci anni, a scrivere finalmente la mia (personalissima) mega-recensione sulla serie televisiva “Smallville“.
Se avete già letto articoli a riguardo da qualche altra parte vi chiedo solo la cortesia di “resettare” tutto e ripartire da zero.
Prima di iniziare va fatta una doverosa e importantissima premessa: la prima puntata di Smallville andava in onda il 16 Ottobre 2001. A prescindere dalla bontà del prodotto nella sua globalità ricordate che Smallville è il progenitore di tutte le serie degli ultimi anni (il “decennio d’oro” delle serie TV). Senza di lui, senza le sue perle e le sue (numerose) oscenità stilistiche probabilmente non avreste avuto Lost.
Bene, ora iniziamo davvero.
Smallville ha la pretesa di raccontare la giovinezza di Clark Kent prima della sua decisione di indossare il “mantello blu”. Mettetevelo bene in testa: Smallville NON è Superman e non ha mai voluto esserlo. Capite che già di per sè l’idea è originale. Siamo abituati a conoscere Superman come Eroe “senza” macchia”, come Dio in Terra superiore a tutti gli Umani, ma nessuno si è mai preoccupato di indagare sul percorso che ha portato un kryptoniano cresciuto sulla Terra a diventare il simbolo che tutti conosciamo. La vera forza di Alfred Gough e Miles Millar (creatori della serie, nda) è stata quella di distaccarsi (a volte anche in modo pesante) dai fumetti e riscrivere completamente la storia di Clark Kent ambientandola ai giorni nostri, a partire dagli anni 90. Questa decisione comporta numerosi problemi “tecnici” ma permette allo spettatore (mediamente un ragazzo di vent’anni) di immedesimarsi a pieno nella storia narrata.
La trama, (molto) in breve.
16 Ottobre 1989: una catastrofica pioggia di meteoriti ricchi di un materiale alieno (la kryptonite) si abbatte sulla cittadina di Smallville. Dallo spazio insieme ai meteoriti arriva anche una astronave aliena, culla del piccolo Kal-El, spedito sulla Terra dal padre Jor-El e dalla madre Lara per sfuggire alla distruzione di Krypton, il pianeta sul quale si è sviluppata la loro civiltà. Atterrato in un campo, il piccolo Kal-El viene ritrovato da da Jonathan e Martha Kent, proprietari di un piccolo podere nel villaggio. I due, scoperta l’origine non terrestre del bambino, decidono comunque di adottarlo e di crescerlo come un normale terrestre. Il piccolo Kal-El, ribattezzato Clark Kent dalla famiglia adottiva, cresce fino ad iscriversi al liceo. Con il passare del tempo il giovane prende coscienza dei super-poteri che iniziano a manifestarsi e che, scoprirà presto, caratterizzano i kryptoniani e poco alla volta impara a gestirli in modo sempre migliore (tranne il volo, che non potrà controllare fino a quando il suo “corso di formazione per eroi” non sarà completo). Al liceo Clark conosce Chloe (con la quale condivide la passione per il giornalismo e l’attività di reporter per il magazine scolastico Torch) e Pete, suo migliore amico, al quale decide di rivelare le sue origini non terrestri. Ben presto Clark si innamora di Lana Lang, bellissima Cheerleader nonché sua vicina di casa, che però è fidanzata con il Quarterback della squadra di football. I due ragazzi diventano amici e il loro rapporto diventa sempre più stretto con il passare dei giorni, ma Clark non vuole dichiararsi a Lana perché si sente in colpa in quanto la pioggia di meteoriti che l’ha portato sulla Terra è anche responsabile della morte dei genitori della ragazza. Clark è inoltre spaventato da cosa potrebbe accadere se lei dovesse scoprire il suo segreto. Un giorno Clark viene investito dall’auto del giovane Lex Luthor, figlio del ricchissimo imprenditore Lionel (odiato da tutta Smallville per via del suo comportamento scorretto volto all’arricchimento personale) e i due finiscono in acqua. Clark, grazie ai suoi poteri, riesce ad uscire illeso dall’incidente e a salvare Lex da morte certa. Da questo momento i due diventano buoni amici ma il rampollo della dinastia Luthor inizia in segreto una lunghissima e ossessiva indagine per scoprire come abbia fatto Clark ad uscire illeso dal terribile incidente. Queste ricerche portano più volte Lex vicino alla verità sulle origini aliene di Clark, ma ogni volta il segreto del ragazzo riusciva a resistere, minando però sempre più il buon rapporto che si era venuto a creare tra i due. Dopo molto tempo Clark riesce finalmente a conquistare Lana, ma il loro rapporto non riuscirà mai ad evolversi in modo stabile per via del fatto che il giovane decide di non rivelare alla ragazza il suo segreto. Clark scopre (grazie anche all’amica Chloe) che la Kryptonite verde, unico materiale in grado di ferirlo e ucciderlo, ha infettato molte persone durante la pioggia meteoritica dell’89 e nel corso degli episodi si trova più volte a dover affrontare questi “mutanti” con il rischio di rimanere ucciso o privato dei poteri. Si scopre inoltre che quella verde non è l’unico tipo di Kryptonite caduta sulla Terra: nel corso delle prime stagioni viene presentata anche quella rossa, capace di togliere ogni inibizione ai kryptoniani, mentre in seguito verranno scoperte anche quella blu e quella oro, capaci di togliere i poteri ispettivamente in modo temporaneo e definitivo. La vita del giovane Clark, sempre in bilico tra amore e responsabilità, continua più o meno immutata fino a quando non inizia ad apprendere più informazioni circa il suo pianeta di origine e la storia della sua civiltà. Inizia quindi un burrascoso rapporto con la “coscienza” del padre naturale, Jor-El, che dopo varie peripezie trova casa nella “Fortezza della solitudine“. Dopo aver ucciso il padre Lionel e aver scoperto il segreto di Clark, Lex perde la vita nel tentativo di apprendere ancora più informazioni circa l’origine aliena del ragazzo ed aver messo in pericolo lui e i suoi nuovi amici. Da questo momento i nemici di Clark e della Terra iniziano ad avere a che fare prettamente con “l’esterno”: Braniac (sofisticatissimo androide nemico dei kryptoniani), Doomsday, il Generale Zod (sia in forma di “essenza” che in quella di “clone”) ed infine DarkSeid, che minaccia di corrompere moralmente tutta l’umanità allontanandola dalla strada della luce e permettendo così di attrarre verso la Terra il suo pianeta di origine. Clark riesce ad affrontare questi nemici sempre più forti grazie anche agli amici che riesce via via a farsi: tra tutti Chloe (ora al corrente del suo segreto ed esperta di tecnologia), Oliver Queen (travestito da Freccia Verde, orfano di una ricca famiglia legata a doppio filo con la dinastia dei Luthor) e Lutessa “Tess” Mercer Luthor (inizialmente erede della fortuna dei Luthor ma in seguito alleata di Clark). Prima di morire Lex riesce ad infettare Lana (con cui ha avuto una burrascosa relazione dopo che aveva rotto con Clark ma dal quale la ragazze vorrebbe ritornare) con la Kryptonite verde e per questo, vista l’impossibilità di avvicinarsi a Clark (che le aveva infine rivelato il suo segreto e dichiarato il suo amore), decide di allontanarsi per sempre. Dopo un periodo di sconforto il giovane Kent, rimasto orfano di padre terrestre, costruisce un rapporto sempre più stretto con Lois Lane, cugina di Chloe. Dopo un corteggiamento assai lungo, molto simile a quello con Lana, le rivela la verità sul suo conto, senza sapere che Lois era già al corrente di tutto. Finalmente Clark decide di sposare Lois e, dopo un percorso di formazione lungo parecchi anni fatto di contrasti e lezioni da imparare, riesce a comprendere a fondo la sua natura metà terrestre e metà Kryptoniana aiutato dalla due famiglie di origine, impara a volare e ad indossare il famoso costume e riesce a sconfiggere DarkSeid e ad allontanare per sempre la minaccia del suo pianeta di origine. Clark Kent è finamente diventato Superman, e Smallville non ha più nulla da raccontare.
Ora qualche pensiero in merito..
La primissima critica che bisogna muovere agli autori e ai produttori riguarda l’eccessiva lunghezza dello show: dieci stagioni sono davvero troppe, e per “tirare avanti” sono state più volte introdotte spiegazioni “bizzarre” su come mantenere lo status-quo, storyline assolutamente inutili e filler di dubbio gusto. Certi episodi, a volte anche certi gruppi di episodi, sono risultati per questo motivo davvero complicati da digerire. Diciamo che, per la storia da raccontare, sette stagioni sarebbero state sufficienti. Non a caso, è bene ricordarlo, gli autori originali ne avevano previste proprio sette e hanno deciso di andarsene dopo aver capito che venivano richiesti sempre più episodi senza preoccuparsi dell’inevitabile calo di qualità dello show nella sua completezza. Con la settima serie, oltre agli autori, se ne vanno anche Lana, Lex e Lionel (salvo poi essere ripresi in seguito in modi diversi). Visto che nella settima serie il personaggio di Lois era già ben introdotto, un finale a quel punto sarebbe stata la scelta migliore. Ma Smallville piaceva, all’inizio, e si sa che in televisione i numeri contano più della qualità del prodotto.
Seconda critica: tutti gli show di questo tipo basano le prime puntate sul paradigma del “Monster of the week” per capire quali sono le reali potenzialità e decidere come articolare una trama più complessa. “Monster Of The Week” è un termine che viene utilizzato per descrivere quelle puntate in cui viene presentato un “cattivo” che viene sconfitto all’interno della puntata stessa (o al massimo nel giro di qualche episodio) senza portare avanti la trama orizzontale (gli avvenimenti principali della serie). In Smallville i “MOTW” sono chiaramente le persone contaminate dai meteoriti. Ma cavoli, basarci due serie intere più numerosissimi filler nel corso delle altre stagioni è davvero troppo! La trama orizzontale avrebbe dovuto svilupparsi già dalla metà della prima stagione.. tolti gli episodi inutili saremmo giunti alla fatidica “settima serie” come orizzonte finale nella storia di Smallville. Per non parlare, come ho già detto, delle trovate “geniali” per far dimenticare alla gente di aver visto Clark Kent fare cose straordinarie: ah, quanti svenimenti, quante botte in testa, quanti “incantesimi”.. e potrei andare avanti una vita! Sempre in questo filone si collocano la miriade di reperti kryptoniani trovati sulla Terra. Ma che diavolo, portano sempre una sfiga assurda, ti spediscono in altre dimensioni, ti fanno fare scambio di corpo (e poteri) con il primo che passa.. ma cosa continui ad usarli! Raccoglili e mettili sotto chiave! Ah già.. ma perché disdegnare un viaggio inutile nella zona fantasma solo per dire “Smallville ha una puntata in più!”.. Misteri!
Procediamo.. oltre al fiorire di “Windows 7” (è ovunque!) quante risate con la tecnologia! Satelliti personalizzati? Watchtower, WalkieTolkie per la Zona Fantasma? Server che simulano una realtà virtuale? Ma seriemente.. cosa ci tocca vedere! Un po’ di moderazione, così come per i paesaggi fatti al Computer e le calibrazioni della luce per i mondi paralleli, non avrebbe fatto che bene! In merito come non citare una recensione di Serialmente che, in merito alla “resurrezione” di Tess, scrive “una di quelle cose vaghe in puro stile Smallville, “la tecnologia delle industrie Luthor bla bla bla ingegneria genetica bla bla bla niente è impossibile bla bla bla”“. Mai parole sono state più azzeccate!
Ho detto prima che uno dei punti di forza di Smallville era proprio l’ambientazione ai nostri tempi, con i problemi di ogni ventenne. Ok, vero. Ma sfigati come Clark Kent io ne ho visti pochi! Dai, sei Super-Tutto, hai davanti quel gran pezzo di ragazza di Lana Lang per sette lunghe stagioni e passi il tempo a farti le “pippe” pensando a cosa potrebbe accadere se.. e se invece.. ma se poi.. metterei in pericolo.. chissà cosa penserà.. Diamine! porta la ragazza con la super-velocità da qualche parte e pensa di più alle cose concrete 😉 Seriamente.. la questione morale in Smallville la fa da padrona. Clark è l’immagine del dubbio che vive in ogni adolescente, qui trasposto “in grande” con i problemi derivati dall’appartenenza ad un altro mondo (che poi il fatto che sia DAVVERO un altro mondo è irrilevante, la questione era quella di portare all’attenzione della gente la problematica della coesistenza di realtà differenti e di “appartenenza” a mondi diversi). Va bene. Ma anche qui, come per tutto il resto, la decisione di “spalmare” la serie su dieci stagioni ha portato ad eterne ripetizioni, a scene già viste.. Andiamo, chi credeva che il matrimonio Clark-Lois sarebbe stato perfetto, tutto rose e fiori nel giro di qualche puntata? Perché non interrogarsi ancora una volta su quale sia il destino di un superuomo, diviso tra l’amore per una donna terrestre e le “grandi responsabilità che derivano da un grande potere”? La tematica in sé è davvero bella da affrontare. Ma l’accanimento terapeutico fa male. Male alla serie e male alle palle degli spettatori.
Altro punto dolente di Smallville sono gli avvenimenti fuori campo: si da spazio per interi episodi a storie assolutamente inutili e poi, quando succedono le cose importanti, queste ci vengono solo riferite dal primo che capita. Esempio concreto: quasi due puntate dell’ultima stagione per farci sapere che Aquaman se la fa con Aquagirl. Bene.. per poi ritrovarci il Generale Zod nella zona fantasma perché DarkSeid gliel’ha consegnata. Ma quando? Come? Perché? Non ci è dato saperlo..
Go ahead.. che senso ha riciclare pari pari le trame di altri film di successo all’interno di una puntata da quaranta minuti di un Telefilm? Avanti, la putnata della trappola mentale della realtà parallela presa “a fotocopia” da Matrix (“se Chloe fa la mossa di Trinity spengo!… Taaaac!“).. la trasposizione a Metropolis di Una notte da leoni (Oh, con lo spumante di Zatanna, mica con la droga dello stupro!)? Discorso già ampiamente affrontato: in un tempo in cui tagliano serie discretamente belle perché mancano i soldi, non era il caso di badare un po’ di più alla qualità e alla coerenza a discapito di qualche puntata (o qualche serie) in meno? Neanche X-Files ha potuto reggere con dignità nove intere stagioni.. cosa vi faceva credere che con Smallville sarebbe stato diverso?
Smallville, dunque. Il regno dell’esagerazione e dei “PlotHole“. Il regno del “fidati, è successo.. te lo sto raccontando”, del “ehi, ma nella scorsa puntata..” e soprattutto il regno del “come farò ad essere un perfetto superuomo?“. Ecco. Questo è Smallville. Lo abbiamo visto. Lo abbiamo amato (con tutti i suoi difetti – “Don’t Ask!“) e l’abbiamo odiato per tutte quelle cose che con un pizzico di sforzo in più potevano essere fatte immensamente meglio. In tanti guardano a Smallville come ad un colossale Fail. Per me sbagliano. Non è un capolavoro, ma molte delle cose che ha raccontato possono essere vicine ad ognuno di noi. E per questo io lo ricorderò. In fondo è stato una delle colonne portanti della mia esperienza da “telefilmista seriale“.
Smallville, ti saluto dopo dieci anni, confessandoti che i dieci minuti finali sono riusciti (ok, solo per qualche istante) a farmi scordare tutte le minchiate che hai cercato di rifilarmi nel corso dei vari episodi. Mi congedo consegnandoti in ogni caso alla mia Top10 perché io non sono un esperto critico televisivo e perché, che diavolo, Smallville è sempre stato il MIO telefilm!
E poi, diciamocelo, gli autori sono (quasi)sempre stati parecchio bravi a scegliere le interpreti dei ruoli femminili 😉
Bye Smallville.. Somebody Save Me!